Un romanzo di Donna Tartt.

La mia recensione striminzita: agli amanti dei sinonimi (eccomi), della vodka (passo) e in generale ai farmacisti (una volta ho perso la testa per uno studente di Farmacia ma ve lo racconto -magari- più avanti).
In ogni caso, per darvi un assaggio del capolavoro magistrale di romanzo qui sopra, vi snocciolo alcune triplette dell’autrice, equiparabili agli haiku giapponesi:
- Ingessate, gelide, tintinnanti (le feste dai Barbour);
- Irregolare, deforme, capriccioso (l’antiquariato autentico);
- Coscienziosi, pieni di buona fede, intatti, ignari di tutto (gli studenti dell’età di Theo);
- Ben piazzato, ricco, un matrimonio in tarda età (quei padri più vecchi, europei, Hobie?)
E poi la mia: monumentale, inscalfibile, colossale… questo romanzo.
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