Il libro perduto

Non è la fine del mondo… ma poco ci manca.

Questa cosa che ho perso un libro mi sta facendo venire troppi dubbi sulla mia capacità di riordino, gestione dei prestiti, vista, memoria.

Quindi è probabile che io stia diventando disordinata, troppo generosa, cieca o dislessica o entrambe le cose, demente.

Di sicuro mi sto trasformando in una palpeggiatrice ansiosa di libri, nel senso che dopo aver controllato, letto e riletto tutti i titoli e tutti i nomi e i cognomi degli autori sul dorso di ogni singolo romanzo presente nella libreria di casa mia, ho allungato le mani, ebbene sì, HO ALLUNGATO LE MANI per tastare lo spazio fra i libri e il muro, metti mai che il libro perduto sia caduto proprio là. Come se avesse le gambe per tuffarsi, no?

Eppure. Eppure non l’ho di certo prestato: per regola presto solo i libri che mi sono piaciuti pochissimo, così se non mi vengono restituiti sembro (sembro) pure magnanima.

Eppure. Eppure non l’ho letto in biblioteca. Questo romanzo è proprio mio. O dovrei dire era?

Eppure. Eppure non l’ho rivenduto su Libraccio o su Vinted. Ho controllato gli ordini e chiamato il servizio clienti. Niente.

OPPURE! Lampo di genio: se mi fosse stato rubato? A parte da chi e quando, ma proprio quel preciso libro che mi serviva sabato scorso per il firma copie? POSSIBILE?

Sto impazzendo. Forse dovrei seguire il suggerimento di mio marito, il Pratico e Metodico di casa: ricomprarlo. MA NO: troppo facile. Io rivoglio il mio libro perduto, c’ho riso e pianto un sacco insieme.

Ironia della sorte: Non è la fine del mondo, s’intitola così.

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Io che amo solo te

Un romanzo di Luca Bianchini

La mia recensione striminzita: tre giorni immersi nel perfetto e imprevedibile Matrimonio all’Italiana, con un pizzo di pepe (ma no, che dico: dosi massice di peperoncino) su retroscena, intrallazzi e panorami pugliesi che perfino Renzo e Lucia ne avrebbero riso di gusto, fra scorpacciate di taralli e folate di maestrale.

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Il libro dei Baltimore

Un romanzo di Joël Dicker

La mia recensione striminzita: anche meglio di Harry Quebert.

Tra queste pagine sono stata ricca, sincera, onesta, proiettata verso un futuro radioso. Ho vissuto nel lusso assoluto, nelle ville più belle degli Hamptons, fra partite di football, campus universitari, milioni di dollari a bordo piscina, in compagnia di amici fraterni, genitori amorevoli, persone brillanti che risplendevano di luce propria. Poi il mare della Florida (o della Sardegna, non so) ha bagnato le pagine del libro, qualcosa ha cambiato forma, si è rotto e, inevitabilmente, la storia ha preso una piega diversa, il libro è finito.

Un progetto ambizioso, riuscito. Ottimo lavoro, Markikette.

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La verità sul caso Harry Quebert

Un romanzo di Joël Dicker

La mia recensione striminzita: da leggere nel più breve tempo possibile, magari evitando agosto, soprattutto il 30, così da non farvi prendere da ansia e angoscia e impiegare trentatré anni a capire il senso della storia, che fra l’altro mi è piaciuta un casino, perché è proprio un casino. Cioè di per sé è tutto sotto gli occhi di tutti ma siccome i tutti sono tanti e le fonti vanno verificate e le persone ascoltate e chi non c’è va trovato e poi interrogato e ecco! Ho capito e invece no, bella mia, si ricomincia a scavare, a indagare, a supporre e insomma leggetelo e fate presto e se vedete gabbiani nei paraggi andate a farvi un giro e sempre belli svegli state attenti che un altro pugno in faccia vi sta per arrivare con tutta l’intenzione di mettervi k.o.

Così, giusto per invogliarvi.

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