C’è un luogo chiamato abbraccio dove finiamo e iniziamo insieme, dove non distinguo più chi sono io o chi sei tu. Siamo braccia che si intrecciano, corpi che si respirano, frequenze che si sintonizzano.
C’è un luogo chiamato abbraccio dove lasciamo alle spalle le storie e la frenesia della giornata, i tuoi riccioli sul mio petto, sai di caramello e bolle blu.
C’è un luogo chiamato abbraccio dove tu sei il mio respiro, la mia resa, il mio sollievo e null’altro conta più.
“Per me una città sono le sue librerie. Quante ce ne sono, come sono, se sono indipendenti o di catena, se riescono a organizzare qualcosa di diverso dalla solita presentazione che ormai si filano in pochi […] le librerie, per me presidi di umanità.”
“Sulle panchine, ai caffè, vedo più gente a leggere che alle prese con gli smartphone, non è cosa di cui vergognarsi in pubblico.”
“Le librerie, odore di altri tempi, eleganza che resiste.”
in compagnia di Alessandro Barbaglia e Odette Copat.
Già che sulla soglia m’imbatto in Odette Copat è cosa che promette molto bene perché proprio non sapevo fosse lei la moderatrice dell’incontro; baci e abbracci a profusione, ma guarda un po’ che bella sorpresa.
Poi entro in sala Canevon e trovo diecimila ragazzini, per una volta non dotati di smartphone ma superdotati di libro, e che libro: Scusa ma resto quidi Alessandro Barbaglia, una storia epistolare a colpi di WhatsApp che suscita lacrime e risate, smuove quesiti e pretende risposte.
Dopo di che si inizia: la presentazione è diretta e sincera, nel senso che Barbaglia ha un’empatia immediata e assoluta che può essere solo spontanea, per niente costruita. Beato lui e bravo lui, io con gli adolescenti sono piuttosto negata.
Comunque: il romanzo prende, emoziona, fa riflettere. Comprato, non ancora letto, in scalpitante attesa sul comodino. Talmente in linea con il mio mood che ho pure lo smalto in tinta copertina. Che stile, eh?
Infine, la foto di rito: da sinistra a destra, la scrittrice Odette Copat, il vice sindaco di Brugnera Silvia Piovesana, lo scrittore Alessandro Barbaglia, la Secchiona cioè io, la curatrice di Pordenonelegge Valentina Gasparet.